Il binomio guarigione e psicoterapia è spesso fonte di interesse da parte di chi si rivolge per la prima volta all’aiuto di uno psicologo. Infatti, nella pratica clinica molte persone che decidono di chiedere un aiuto professionale, rivolgono a noi psicologi e psicoterapeuti alcune domande importanti sulla guarigione in psicoterapia.

“Sarò capace di superare questo momento di difficoltà attraverso la psicoterapia?”

“La psicoterapia mi permetterà di superare la di crisi coppia che sto vivendo?”

“Le mie ansie e le mie preoccupazioni spariranno davvero del tutto con l’aiuto dello psicologo?”

Spesso le nostre rassicurazioni non bastano a fugare i dubbi e la sfiducia che circondano la psicoterapia come metodo di cura che permette la guarigione. Per questo mi sembra necessario fare chiarezza sul concetto di guarigione in psicologia, poiché lo scetticismo e la paura di non farcela a guarire, riflettono un modo di pensare che non aiuta chi cerca di stare meglio.

Parlare di guarigione in psicoterapia, ma è forse meglio dire in ambito psicologico, richiede un cambio di prospettive rispetto al modo in cui siamo abituati a pensare il concetto di salute e malattia. Infatti, l’approccio che il senso comune utilizza per definire la salute è fondato sul modello medico, in cui la guarigione è definita in modo netto dall’assenza di un sintomo o di un disturbo fisico. Ad esempio, sono guarito perché non ho più il di mal di testa, la mia febbre si è abbassata ed il mal di denti è sparito. Così, sempre secondo il modello medico, la malattia, è decretata al contrario, dalla presenza di sintomi e disturbi di vario genere. Sto male perché ho la febbre, il mal di testa, il mal di stomaco, il mal di denti etc.etc.etc., e dunque sono malato. Questo modello di valutazione è ampiamente usato in ambito medico e permette la valutazione dello stato di salute fisica di una persona in modo efficace.

Tuttavia, quando ci spostiamo sul versante psicologico e dunque riversiamo la nostra attenzione sul piano degli affetti e della relazioni fra persone, i criteri di valutazione della guarigione non possono più essere quelli del medico che usa il criterio quantitativo del “tutto o nulla” ovvero della presenza/assenza di un disturbo o di un disagio fisico, ma devono anche essere inclusi dei criteri di valutazione che permettono di tenere conto delle variazioni qualitative del nostro comportamento che è per sua natura articolato e complesso e difficilmente riducibile a “semplici” categorie diagnostiche su base dicotomica.

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Infatti, se è vero che in termini psicologici possiamo pensare che una persona guarisce quando sparisce un sintomo come ad esempio l’ansia, la depressione, una fobia o un comportamento disfunzionale come un disturbo alimentare o di dipendenza da sostanze tossiche come alcol e droghe, è anche vero che per valutare lo stato di salute mentale dobbiamo utilizzare anche dei criteri che permettono di cogliere le variazioni qualitative del comportamento e che ci permettono di parlare di guarigione non solo in termini di salute conclamata ma anche in termini di riduzione del sintomo e alleviamento del dolore.

Secondo questo approccio, che tiene conto della complessità del comportamento individuale, la guarigione di una persona raggiunta attraverso la psicoterapia viene misurata anche in termini di:

  • Miglioramento delle condizioni globali di vita affettiva e di relazione di una persona: ad esempio consideriamo guarita una persona che riduce le proprie fobie o impara a vivere meglio la propria relazione coniugale riducendo i conflitti e le incomprensioni.
  • Apprendimento di nuove modalità di gestire un sintomo, come l’ansia o lo stress. Anche in questi casi consideriamo guarigione la possibilità di gestire un sintomo anche se questo non scompare del tutto.
  • Riduzione delle condizioni di sofferenza o dolore. Molto spesso il disagio psicologico ad esempio negli stati depressivi, si esprime in forme di dolore generalizzato. Anche in questi casi se attraverso la psicoterapia la persona impara a vedere la propria vita da una prospettiva migliore, il dolore si riduce ed è possibile parlare di guarigione della persona.
  • Acquisizione di una nuova immagine di sé e acquisizione di una maggiore sicurezza personale nel vivere la quotidianità. Molte persone iniziano a migliorare quando cominciano a credere nelle proprie capacità e questo avviene spesso dopo un percorso di guarigione avviato in psicoterapia.
  • Capacità di affrontare, superare o imparare a “resistere” a condizioni di vita lavorativa o familiare, che prima facevano soffrire e che attraverso la psicoterapia sono diventate gestibili. Spesso il disagio psicologico si manifesta con l’incapacità a vivere serenamente le relazioni e con l’aiuto psicologico diventa possibile imparare a governare i propri affetti all’interno delle relazioni con il prossimo. 

Gli esempi di valutazione fondata sui criteri di tipo qualitativo del comportamento, ci permettono di parlare di guarigione di fronte a cambiamenti esistenziali che non prevedono necessariamente l’assenza del sintomo o del dolore ma dei miglioramenti delle condizioni di vita di una persona, che per quanto minimi, riflettono la conquista di uno stato psicologico di benessere prima inesistente e che grazie alla psicoterapia la persona ha imparato a creare per vivere un’esistenza degna di essere vissuta.