Da diverso tempo ormai si fa un gran parlare della teoria gender. Tutti i media, tv, giornali, social network, riportano opinioni, pensieri e considerazioni di ogni tipo su quella che pare essere una decisa presa di posizione di chiusura, verso la libertà di espressione dei propri sentimenti e desideri di vivere in modo spontaneo ed autentico la propria sessualità. Come se la sessualità ed il piacere ad essa correlati fossero un grave problema.
E’ veramente così? il gender, la sessualità, omo-etero-mista-trans e chi più ne ha più ne metta, sono veramente un problema per l’individuo e ancora di più per la società che li contiene?
-Il problema, forse, ma non troppo forse, non è il “gender”. Il problema è che la sessualità in generale ci fa ancora molta paura. e questo timore, ci costringe a inventare metodi di difesa contro di essa: il silenzio, la morale, la proibizione, la negazione, il peccato, la sessuologia, l’esaltazione delle differenze come un pericolo più che come una risorsa, anche un certo tipo di educazione sessuale. Ogni problema che la riguarda deriva dalla sua elaborazione secondaria e dalle tensioni prodotte da una società che cerca costantemente protezione contro la sessualità medesima.
Detto in breve pare un problema “inventato”, o meglio, costruito proprio dalle quelle pratiche discorsive sociali che l’hanno nominata e definita e che ognuno di noi ha interiorizzato attraverso un processo di socializzazione attuato con il concorso delle principali agenzie educative: dalla famiglia, alla scuola, dalla religione ai media. (cit.Rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto)-
Dal mio personale osservatorio clinico-professionale, ciò che appare un problema non deriva sempre dalla sessualità, ma da altre forme di sofferenza, generate ad esempio dalla violenza, dall’indifferenza e dal mancato rispetto delle differenze, dagli abusi e dall’ignoranza dei diritti civili e familiari e cioè, indipendentemente dal sesso e dalla sessualità, dalla violazione della dignità umana.