Riporto di seguito l’intervista che mi è stata fatta dalla giornalista del magazine Elle Monica Monnis, sugli aspetti psicologici presenti nel film Kill Bill di Quentin Tarantino, in cui la vendetta è protagonista.

https://www.elle.com/it/showbiz/cinema/a32314863/tarantino-film-kill-bill/

La Sposa è l’anti eroina per eccellenza. L’unico linguaggio che sembra masticare e comprendere fino in fondo è quello della violenza, non si fa scrupoli nemmeno quando deve uccidere Vernita Green (aka Vivica A. Fox) davanti alla figlia Nikki, a cui, in un dialogo di un cinismo e una forza sorprendente, le promette di essere disponibile, nel caso per una sua vendetta. Eppure non si riesce a non affezionarsi a lei, a non provare un servile rispetto per il suo coraggio, a non legittimare le sue azioni, a sentirsi terribilmente attratti da un personaggio femminile così potente (portato in vita da una stratosferica Uma Thurman). Kill Bill volume I e II di Quentin Tarantino è la legittimazione della vendetta in formato 16:9 e il dottor Dario Grigoli, Collaboratore del Comitato di GuidaPsicologi.it, ci ha aiutato a capirne di più nell’attesa di (ri)guardarli e (ri)scoprirli in tv nella nuova Sky Cinema Collection Tarantino Mania, dedicata ai capolavori del regista.

hollywood screen goddess, uma thurman stars in kill bill volume 1 directed by quentin tarantino in 2003 photo by sunset boulevardcorbis via getty images

“Dal punto di vista psicologico, Tarantino è riuscito a legittimare un sentimento come quello della vendetta svincolandolo da ogni limite e orpello etico e morale, anzi, trasformandolo in un principio etico, per rendere giustizia e ristabilire l’equilibrio”, ci spiega il dott. Grigoli, che esalta così l’abilità del regista del Tennessee “nel ridare dignità all’essere umano dal punto di vista non solo psicologico ma anche antropologico avallando la libera manifestazione degli istinti più profondi e primordiali non filtrati da stimoli culturali o valori religiosi”.

La vendetta è indubbiamente il tema cruciale della pellicola, uscita in due parti fra il 2003 e il 2004. La Sposa, di cui solo alla fine conosciamo il suo nome ovvero Beatrix Kiddo, guidata esclusivamente dalla sete di rivalsa, vuole vendicare chi ha ucciso il marito e tutti gli invitati durante le prove del suo matrimonio e soprattutto il suo bambino (che crede di aver perso), e lo fa avvolta in una tutina gialla e con la sua katana in mano, non mostrando mai segni di cedimento e rimpianto. La sua forza è dirompente, scorretta, controversa, e allo stesso tremendamente ammaliante, è la rappresentazione di “una violenza inaccettabile nel quotidiano ma che attraverso il meccanismo della proiezione sul personaggio, lo spettatore riesce a sfogare”.

 

rome, italy october 3 actress uma thurman arrives at the screening of the quentin tarantinos film kill bill at the adriano cinema october 3, 2003 in rome, italy photo by franco origliagetty images

Nel delineare il personaggio della Thurman, Tarantino non si rifà mai all’assoluto evitando di tracciare nettamente il confine tra buono e cattivo. “Il paradosso è che sia Beatrix sia Bill sono equilibrati e coerenti nel loro agire criminale; entrambi hanno una grande capacità psicologica, ovvero quella di aver integrato nella loro persona gli opposti esistenziali dell’essere umano, coltivando contemporaneamente valori altissimi come l’amicizia e l’amore genitoriale insieme alla violenza e alla ritorsione, nel pieno rispetto della scala di valori avvalorata della loro scelta di vita”.

Elemento dal forte impatto emotivo e psicologico, la raffigurazione di una donna forte e caparbia, che rivive non solo in Beatrix ma anche nelle sue avversarie, una su tutte O-Ren, interpretata splendidamente da Lucy Liu, protagonista insieme alla Thurman di una delle scene più iconiche di entrambi i film, lo scontro sulla neve ispirato al film giapponese Lady Snowblood, oltre ai vari film oggetto dellaYacuza (girato magistralmente in piano sequenza ndr) sulle note della ritmata Don’t Let Me Be Misunderstood nella versione di Santa Esmeralda. “Tarantino è riuscito a sdoganare l’immagine di una donna remissiva e docile, proponendo una figura mossa da autonomia e artefice del proprio destino, che provoca nello spettatore una sorta di ammirazione nei suoi confronti nonostante la sua natura fortemente criminale e spietata”, spiega lo psicologo, trovando un’ulteriore spiegazione dell’empatia che non possiamo far a meno di provare per l’anti eroina per eccellenza.