Parlare di efficacia del Mental training è indispensabile se non si vuole correre il rischio di vanificare o banalizzare il lavoro di preparazione mentale che viene svolto con queste pratiche e che richiede impegno, costanza e fatica affinchè vengano raggiunti i risultati sperati.

Come ho più volte specificato anche in altri articoli presenti in questo blog, vedi  https://psicologodariogrigoli.com/mental-training-empatia-e-prestazione-sportiva/ , il mental training è una pratica di allenamento mentale basata su specifiche tecniche finalizzate all’allenamento di specifiche abilità mentali. Quelle abilità mentali che anni di ricerche svolte dagli psicologi dello sport americani ed europei, hanno identificato, come i fattori umani che determinano in modo significativo la qualità della prestazione agonistica sia del singolo atleta che del gruppo sportivo.

È dunque appurato che tutti gli atleti, nell’eseguire le prestazioni agonistiche, indipendentemente dallo sport e dalla disciplina sportiva praticata, fondano la propria performance sull’uso di queste abilità mentali, come ad esempio le abilità di attenzione e concentrazione, le capacità di riconoscere e gestire lo stress, di utilizzare un dialogo interno positivo, di gestire le proprie energie fisiche e mentali, di fissare e raggiungere i propri obbiettivi, di tenere elevato il senso di autoefficacia e la propria autostima anche nei momenti di maggiore difficoltà. Queste ed altre abilità mentali sono alla base della performance agonistica degli sportivi.

Ciò vuol dire che allenando queste specifiche abilità attraverso l’applicazione dei metodi di mental training un atleta può ottenere il massimo rendimento durante le competizioni sportive dal punto di vista mentale, ma anche fisico, tattico e tecnico.

Affinchè questo si realizzi occorre tuttavia fare alcune considerazioni sull’uso del Mental Training.

In primis, faccio ricorso alla mia esperienza sul campo che mi ha più volte messo di fronte alla necessità di preparare mentalmente alle competizioni sportive, atleti il cui bisogno era primario era quello di prendersi cura di aspetti del proprio carattere che difficilmente sarebbero stati “ottimizzati” ovvero “migliorati” con l’applicazione delle tecniche di mental training. Il mental training non avrebbe fornito in questi casi alcun beneficio sul piano del miglioramento della prestazione sportiva sebbene questi atleti fossero potenzialmente validi sia fisicamente che tecnicamente. Infatti le evidenti difficoltà sul piano comportamentale e relazionale avrebbero oscurato ogni altra forma di preparazione mentale alle competizioni. Ciò ha significato per me, intraprendere un intervento mirato di psicoterapia prima ancora che di allenamento mentale tout court alle competizioni.

Dunque l’allenamento mentale alle competizioni sportive è efficace per un atleta mentalmente sano, cioè privo di aspetti psicologici disfunzionali dal punto di vista affettivo e relazionale.

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L’altra importante considerazione che a mio avviso va fatta sull’efficacia dell’allenamento mentale, riguarda il modo in cui utilizziamo le pratiche di mental training. Se noi, infatti, usiamo in modo standardizzato le pratiche e le tecniche del mental training cioè le applichiamo indipendentemente dalle caratteristiche psicologiche dell’atleta che abbiamo di fronte, rischiamo di svolgere un lavoro sterile cioè privo di valore agonistico per il nostro atleta.

Detto in altri termini se noi eseguiamo un protocollo di procedure e lo facciamo “perché si fa così” senza valutare ciò di cui ha veramente bisogno il nostro atleta o gruppo sportivo, il rischio è di cadere nella condizione tanto ironica quanto vera che descrive ciò che accade spesso in ambito medico-chirurgico e cioè agiamo in modo tale che “l’operazione è riuscita perfettamente, ma il paziente è morto”. In sostanza rischiamo di fare qualcosa che non serve all’atleta per migliorare le sue condizioni psicofisiche poiché abbiamo svolto meccanicamente una pratica che invece richiede accorta valutazione delle caratteristiche fisiche e comportamentali della persona che pratica sport.

Per questo, per ottenere la massima efficacia nell’allenamento mentale è indispensabile porre al centro del lavoro di preparazione mentale la persona con i suoi bisogni, le sue necessità, le sue ansie, le sue paure, le sue risorse ed i suoi limiti, che come è facile comprendere, non sono mai uguali da atleta ad atleta e per questo non possono essere “allenate” con efficacia attraverso metodi standard cioè uguali per tutti.

Cosa fare allora per rendere efficace l’allenamento mentale?

Ciò che occorre fare prima di avviare qualsiasi forma di mental training è compiere un’attenta valutazione dell’atleta dal punto di vista psicologico, personale ed umano. A mio avviso questo è il momento su cui si costruisce la pertinenza del lavoro di mental trainig. Test, questionari e prove di etero ed autovalutazione delle performance mentali di un’atleta/persona, permettono di conoscere e “disegnare” per lui l’intervento di allenamento mentale più efficace possibile. Cioè di praticare efficacemente il mental training personalizzato.